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CORTINA RACCONTA -


LA MAFIA DELLA PORTA ACCANTO
03/08/2009 17.11.55 -

Domenica 2 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
Argomento forte sul palco del PalaInfiniti. La mafia ha abbandonato le sue caratteristiche “pittoresche” per entrare nei salotti buoni della finanza settentrionale. "La polemica Pecorella - Saviano? Una tempesta in un bicchiere d'acqua". Lo ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, prima di salire sul palco di Cortina InConTra. "Erano delle ipotesi di Pecorella – continua il Procuratore – che, avendo seguito il processo per la morte di don Diana, ha avanzato qualche dubbio. È l'ottica del difensore dell'imputato. Una volta chiarito il concetto, però, mi pare che le polemiche lascino il tempo che trovano. Certamente don Diana è morto come don Puglisi, per la sua attività pastorale ed evangelica in un ambiente dove si muore anche per questo". E alla domanda se secondo lui sia stato assassinato dalla criminalità organizzata ha risposto: "C'è una sentenza, come magistrato non posso che attenermi alle sentenze". Il procuratore antimafia inoltre è tornato sul tema delle confische di beni ai mafiosi: "La stima dei sequestri rispetto al patrimonio illecito della criminalità organizzata è del 10%, poi fra il sequestro e la confisca perdiamo il 50%, per cui alla fine la cifra si riduce al 5%". "Il 60% di questa economia criminale è data dal traffico di stupefacenti, anche qui i sequestri rappresentano il 10% rispetto al totale sul mercato". E sulla storia della lotta alla mafia ricorda: "Nel 1982 venne finalmente varata una legge, la Rognoni - La Torre, che inseriva il 416 bis, l'associazione di stampo mafioso, nella nostra legislazione e diede la possibilità di sequestrare i beni. I corleonesi, allora, portarono via il denaro dall'Italia, trasferendolo in Germania. Dal 1982 si sono ben guardati dall'acquistare intestando a sè il bene, si sono serviti di prestanome e imprese. È sempre più difficile riuscire a trovare il collegamento tra denaro illecito e pericolosità sociale dei soggetti". Ma a che punto è la lotta alla mafia? Secondo Grasso, “Colpi ne sono stati dati, soprattutto alla mafia siciliana, che per un certo periodo è apparsa la più pericolosa per i suoi attacchi contro lo stato e i rappresentanti delle istituzioni, e poi i riflettori delle indagini si sono spostati anche sulla 'ndrangheta e la camorra". "Sotto il profilo della repressione ogni mattina c'è un'operazione antimafia, quindi si lavora. Però questo non basta, perchè le file della criminalità organizzata sono immediatamente ricoperte da coloro che stanno ad aspettare di essere arruolati per sostituire gli arrestati o gli uccisi. Bisogna operare più sul sociale, la politica deve dare maggiore sviluppo nella legalità". Grasso ha poi concluso: "Lo Stato è fatto di cittadini e territorio. Per la parte che ho rappresentato io nello Stato abbiamo la coscienza a posto, per le altri parti, sia quella civile che politica, c'è ancora molto da fare".


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