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CORTINA RACCONTA -


IL MONDO CHE NON C’È PIÙ, QUELLO CHE VERRÀ
07/08/2009 15.11.59 -

Giovedì 6 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
“Cortina InConTra” ha celebrato due grandi vecchi della cultura nostrana. Dopo un lungo discorso legato al libro presentato da Levi – “Un paese non basta” –, racconto autobiografico di una vita straordinaria, l’incontro si accende improvvisamente. Inizia Levi, sostenendo che “questa situazione di paura perdurerà in eterno, perché si potrà procedere al disarmo, ma non si potrà “disinventare” le bombe atomiche. I grandi leader escono solo quando si prende coscienza della situazione di pericolo in cui si vive”. È sempre Levi a spiegare come le religioni non siano poi tanto diverse tra loro: “il mondo islamico non si esprime in modo molto diverso verso le altre religioni da come si è espresso per 1500 anni ha fatto il cristianesimo. Le stragi religiose non sono una prerogativa degli islamici”. Prima dell’affondo finale di Levi, è Bettiza a chiarire la propria posizione: “il settore religioso ha un po’ incrinato il settore politico. Il sentimento religioso contiene sempre in sé qualcosa di assolutistico e di ‘escludente’ verso il prossimo e ha avvelenato il panorama politico. Per l’Occidente la resistenza ai pericoli è politica, è ideologico-religioso e, naturalmente, strategica e militare. I dialoghi vanno bene, ma non possiamo essere solo degli angeli: siamo uomini minacciati da altri uomini. Non bisogna chiudere le fortezze di difesa. Siamo circondati da pericoli, non possiamo però proporre, come sta facendo Obama, la mano a tutti e poi se non viene stretta, tirare al proprio interlocutore un pugno in faccia”. Conclude Levi, riguardo al momento storico che stiamo vivendo, che “in questo mondo globale non ci sono più distanze. L’Afghanistan è la nostra frontiera: abbiamo mandato i nostri soldati laggiù non per divertirsi ma per farsi ammazzare. Vi sono dei momenti storici in cui bisogna sacrificarsi. Viviamo sull’orlo di pericoli tremendi. È meglio agire prima, non aspettare che cada una bomba da qualche parte. Gli Stati Uniti non sono stati capaci di prevedere quanto sarebbe successo alle Torri Gemelle e hanno quindi avuto una reazione, tardiva, decisamente eccessiva. L’Iraq non c’entrava nulla con gli attentati a New York”.


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