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CORTINA RACCONTA -


LOTTA CONTINUA. AL TERRORISMO
15/08/2009 13.31.23 -

Giovedì 13 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
La presenza dell’ambasciatore Meir ha permesso di fare il punto sulla situazione in Medioriente: “Sin dal 1947 – ha dichiarato il diplomatico – gli arabi non hanno mai riconosciuto lo stato di Israele. Noi siamo sempre stati favorevoli alla pacificazione e alla politica dei due stati. La Palestina no, tanto da attuare quella che io chiamo la politica del ‘tutto o niente’. Con questa politica vi tenete niente. Se si legge la costituzione israeliana, non si trova nulla ostile alla Palestina; la carta di Hamas, invece, mira alla distruzione dello stato di Israele”. La politica israeliana, ultimamente, ha mirato all’eliminazione dei capi palestinesi, prima di quelli laici poi di quelli di Hamas. “L’eliminazione di queste persone – ha aggiunto l’ambasciatore – insieme alle barriere di difesa e all’aumento delle forze di difesa, ha portato il terrorismo palestinese quasi a zero, facendo cessare quasi del tutto il lancio di razzi contro i territori israeliani”. Altro tema caldo, ovviamente, è stato l’Afghanistan. Secondo Caracciolo, “nella retorica il cambio tra Obama e Bush è stato totale, dal momento che il nuovo presidente non parla più di guerra al terrorismo. Però continua a farla, perché si è trovato con i 4/5 delle forze armate impiegate in territori non strategici come Iraq e Afghanistan invece che essere concentrate in Pakistan. Oggi questo stato è senz’altro il cuore del jihadismo mondiale, poiché sostiene i Taliban. Non è un caso che il leader supremo, il Mullah Omar, sia nascosto proprio in Pakistan”. Secondo Jean, “la strategia adottata dall’amministrazione Obama è vincente, anche perché risponde alla necessità di attrezzarsi per una exit strategy in tempi brevi. D’altronde, la presenza dei Talebani è molto più pericolosa per Iran e Russia di quanto non lo sia per gli Stati occidentali”. “I nostri pronipoti – ha concluso Jean – dovranno ancora guardarsi le spalle dagli attacchi terroristici, non sarà un problema facilmente risolvibile”. A margine di questo incontro, Jean, già presidente della Società Gestione Impianti Nucleari, ha detto la sua sul ritorno dell’Italia al nucleare: “Ritengo che questa forma di energia possa ridurre di molto le emissioni di gas serra, rendendo il nostro pianeta più vivibile. Per quanto riguarda le scorie, il cui smaltimento ha preoccupato molti studiosi tra cui il professor Rubbia, ritengo che le nuove centrali, che verranno rese funzionanti nel 2018 in Francia e negli Stati Uniti, elimineranno le scorie più pericolose prodotte dalle sostanze radioattive più pesanti, rendendo così di gran lunga minore l’impatto ambientale”. Ely Karmon, in un’intervista rilasciata prima dell’inizio dell’incontro, ha voluto sottolineare come “la liberazione di Barghouti è fondamentale. È già da qualche anno che mi batto perché ciò avvenga: Barghouti è un leader carismatico e, al tempo stesso, giovane. Ha maggiore autorità rispetto a quella che può avere Abu Mazen ed è forse l’unico che può riunire le due anime di Fatah e di Hamas nel tentativo di raggiungere una visione comune che conduca, finalmente, alla pacificazione con Israele”.


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