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CORTINA RACCONTA -


LE DONNE DEL PD
18/08/2009 23.05.52 -

Lunedì 17 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
“Franceschini”, ha esordito la Serracchiani, “vede un partito che dà importanza agli iscritti, come ad esempio amministratori locali, e non si fa scappare la necessità di aprirsi agli elettori”. Altro argomento affrontato dalla parlamentare europea è stato relativo alle “coppie di fatto”: “Sulle unioni di fatto (i cosiddetti “Dico”) Bersani e Franceschini la pensano allo stesso modo, sono necessarie per la società civile e vanno fatte al più presto. Il Pd deve decidere anche su temi etici, cosa che non siamo riusciti a fare prima delle dimissioni di Veltroni”. “Una delle cose che dico a Veltroni”, ha aggiunto la Serracchiani, “è che lui doveva far saltare qualche poltrona, e invece ha fatto saltare solo la sua. Franceschini ha avuto il coraggio di prendere in mano il partito e ha portato avanti una campagna elettorale difficile, in cui partivamo già battuti”. Infine, l’attenzione della Serracchiani si è spostata sul conflitto d’interessi che, a suo giudizio, non è mai stato risolto dal centro-sinistra, anche quando ne ha avuto la possibilità: “Finalmente si parlerà di conflitto di interesse. A parte le recriminazioni, bisogna iniziare a lavorare sul conflitto di interessi anche in mondi come il lavoro, l’università o la ricerca”. La palla è passata a Rosy Bindi che ha esordito sostenendo che “il segretario che verrà eletto avrà il compito di costruire tutto il partito. Il fatto che tra i candidati alla segreteria c'è bisogno di spiegare le differenze perchè non sono immediatamente individuabili è un buon segnale”. “Se c'è una carenza”, ha proseguito la Bindi, “dei due anni precedenti che ci lasciamo alle spalle è che siamo passati dalle primarie con 3,5 milioni a un partito gestito da un segretario che era condizionato da quelli stessi che lo avevano sostenuto (5 liste diverse che gli chiedevano 5 cose diverse). Noi vogliamo un partito nel quale ci siano degli organi che possono decidere”. Il modello del Pd per la Bindi? “Il vero modello organizzativo del Pd dev'essere quello del partito che torna in mezzo ai suoi elettori. Fatto da persone che condividono la stessa situazione di quelli da cui ricevono il voto. Noi vogliamo un partito che sia parte del popolo. La mozione Bersani lo dice con molta chiarezza: quel partito è degli iscritti, un partito non è mai una cosa privata”. Sull’idea di Veltroni di lanciare il Pd proprio nel momento in cui il governo Prodi viveva la crisi che lo avrebbe fatto cadere, la Bindi ha chiosato che “ho rimproverato Veltroni di non aver fatto abbastanza per sostenere il governo annunciando che il Pd avrebbe corso da solo”. Per quanto riguarda Franceschini, la Bindi ha sostenuto che “si può cambiare tanto nella vita, si può fare tesoro di tutti gli errori fatti, ma chi per due anni ha fatto il vicesegretario di una certa linea di partito, come può cambiare?”. La conclusione della Bindi è stata ancora sul candidato segretario Bersani: “Io penso che Pierluigi Bersani, con la sua storia, sia la persona che ha le capacità per costruire un partito unitario che sappia scegliere le alleanze giuste. Un paese con più innovazione, con minori disuguaglianza. Bersani è stato l'unico che ha provato a fare delle riforme. In Italia è precario il lavoratore a tempo determinato perchè non ha le tutele che ci sono in altri paesi. Non ci sono gli ammortizzatori sociali che consentano la flessibilità del lavoro che, per altro, è stata realizzata dal governo di centro-sinistra. Oggi già il valore istruzione è considerato meno di niente: se la Gelmini si permette di tagliare tutta la formazione, vuol dire che gli italiani non hanno più come priorità l'istruzione. Una delle cose che deve fare il Pd è di sconfiggere le corporazioni. Quando Bersani ha cominciato a toccare alcune corporazioni molto forti c'è stata la rivoluzione”.


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