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CORTINA RACCONTA -


DEMOCRAZIA DÉMODÉ?
20/08/2009 15.48.21 -

Mercoledì 19 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
"La democrazia è il sistema più complesso da tenere in piedi e anche il più innaturale. Il punto è incanalare l'aggressività ed evitare che diventi distruttiva", ha affermato Domenico Fisichella. Fondamentale il rapporto che esiste tra prassi e regole. "La prassi" ha sostenuto Capotosti, "spesso supera le regole. Allora la domanda è cosa facciamo a fare le regole? A cosa quindi affidiamo il corretto funzionamento del sistema?” Stefano Passigli ha provato a dare una risposta individuando, da un lato, fattori strutturali gestibili attraverso l'ingegneria istituzionale e dall'altro fattori che non sono gestibili con l'ingegneria istituzionale, ovvero gli attori, le elité politiche. "E' evidente che le regole non sono tutto", ha affermato "e che la differenza la fa la qualità della classe politica". "La classe politica non sta peggio rispetto agli anni '50", ha sottolineato Cofrancesco alle cui parole Domenico Fisichella ha aggiunto che “la migliore classe politica la fa quella che sa meglio indirizzare l'aggressività: se questo non è possibile allora la democrazia non è possibile. Il punto è che oggi c'è una forte convergenza tra i diversi poteri". Fenomeno evidenziato in chiusura da Passigli: "Cos'è il liberalismo se non la tutela dei diritti dell'individuo sullo stato? La nostra Costituzione si basa proprio sull'equilibrio dei poteri. Oggi ci troviamo di fronte a una pericolosa convergenza. Pensiamo alla legiferazione: decreti legge, emendamenti concordati per evitare i controlli del Presidente della Repubblica. Su questi emendamenti se non c'è soddisfazione si procede con un maxi-emendamento, su questo si mette la fiducia e non si discute. A essere depotenziato è il Parlamento, la Magistratura finisce sotto attacco, compresa la Corte Costituzionale. Nostro dovere è preservare l'equilibrio dei poteri e quindi l'attuale Costituzione". “La nostra è ancora una Costituzione sana e robusta, ma sono d’accordo che ci sia bisogno di un aggiornamento”, ha sottolineato a margine dell’incontro Piero Alberto Capotosti che ha concluso: “E’ stata fatta in un periodo in cui la società italiana era profondamente diversa, con altre esigenze e un altro scenario mondiale. Però basterebbero pochi ritocchi”.


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