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CORTINA RACCONTA -


È ORA DELLE RIFORME. STRUTTURALI
23/08/2009 17.27.45 -

Sabato 22 agosto, ore 18 PalaInfiniti
 
Secondo Alemanno “è necessario scongiurare il rischio che nasca una lega del sud, sarebbe lacerante. Speriamo invece che la crisi sia la spinta per realizzare riforme condivise. In quest’ottica è fondamentale che il centrodestra metta mano all'agenda delle riforme, altrimenti non si uscirà dalla crisi nei tempi giusti”. Per Letta “c'è bisogno di una dinamica che veda una sinistra e un partito democratico protagoniste. Quando si arriva a un sistema politico in cui l'opposizione è irrilevante, questo non serve a nessuno. Una corretta competizione manca. Il nostro compito è fare un congresso nel quale partecipi la gente: questo lo dico perchè devo togliermi un sassolino, sarà un congresso diverso da quello del PdL in cui si potrà decidere quale è il leader che si vuole. Un Pd con i piedi nella politica italiana è un Pd che parla con certe categorie che votava Ulivo o Pd che adesso sono arrabbiate, ovvero gli insegnanti. Sono forse la categoria più umiliata del nostro paese. Un tempo era uno dei titoli che dava vanto, ora dà solo vergogna. Se vogliamo andare fino in fondo ai problemi, il cuore è che tutti gli altri paesi europei hanno utilizzato i fondi strutturali europei per aiutare le aree più deboli. Senza il sud l'Italia non potrà fare niente”. È stata poi la volta di Cisnetto, che ha voluto sottolineare come “nei 15 anni che vanno dal 1992 al 2007, abbiamo accumulato 15 punti di prodotto interno lordo di differenza di crescita con l'area Euro, circa 150 miliardi di euro e 350 miliardi di differenza in meno nei confronti degli Stati Uniti, ovvero circa 30 punti percentuali. Nella crisi ci sono due paesi occidentali che già nel 2008 hanno il segno meno: Italia e Giappone. Nel 2009 si mantiene quella differenza di 1,5 o 2 punti che avevamo prima della crisi: Italia -6% di PIL alla fine di quest’anno. Questo richiede una reazione non di tipo normale, congiunturale, non di pratica quotidiana ma di tipo strutturale. Si tratta di investire grandi quantità di denaro per intervenire su quei 4-5 settori fondamentali. Una parte importante dev'essere per aiutare il capitalismo italiano a cambiare pelle. Servono 200 miliardi di euro e vanno spesi per cambiare il sistema-paese. Se le carte sono quelle che abbiamo detto, è del tutto evidente che la straordinarietà dell'intervento richiede straordinarietà di situazioni della finanza pubblica. Mi sembra una cosa totalmente distante da quello che servirebbe pensare che dal 2015 si modificherà l'età pensionabile. Sulla sanità, quando su 20 regioni ce ne sono 6 che sono in default sanitario, bisogna pensare che la sanità così non funziona e quindi bisogna tornare indietro e riaccentrare la sanità. Poi ci sono gli assetti istituzionali: credo che 8100 comuni sia un numero esorbitante, andrebbe bene la metà. Penso che anche le regioni dovrebbero avere le dimensioni dei land tedeschi e potrebbero essere accorpate. È in grado questo sistema politico di realizzare interventi così radicali? In questi 17 anni ha dimostrato di no. Siccome si tratta di interventi di natura straordinaria, ci vuole una condizione politica straordinaria: occorre una grande coalizione che coinvolga i due principali partiti italiani, ma da cui lascerei fuori Di Pietro e la Lega. Un partito come l'UDC avrebbe un ruolo importante. La concorrenza politica verrà dopo, adesso occorre unire le forze. Bruno Tabacci ha voluto significare la distanza del partito da lui rappresentato rispetto all’attuale maggioranza, su diverse questioni sostanziali: “Siamo al di sotto della media europea da 15 anni e ci stiamo a preoccupare dell'inno o della bandiera? Nei mesi passati Tremonti e Sacconi hanno detto che le riforme con la crisi non sono necessarie o fattibili .Mi chiedo allora quando sarà possibile realizzarle. Va anche significato come la lotta all’evasione fiscale sia necessaria, poiché chi non paga le tasse fa pesare l'aliquota sulle spalle dei cittadini che non evadono”. Infine Tabacci ha voluto concentrarsi sulla recente tragedia degli immigrati, sostenendo la “disumanità dell’attuale governo, che ha scelto la via del disinteresse per risolvere la questione.  Mi ritorna alla mente il momento in cui molti parlamentari del PdL si sono posti il problema morale per Eluana. E i respingimenti? Gli immigrati sono forse animali?”. Infine, secondo D'Amato “è necessario risolvere i conflitti di interesse nel mondo dell'editoria, per permettere un’informazione di livello migliore. Ho avuto modo di parlare con il presidente Berlusconi l’anno scorso, per vedere se ci fossero le possibilità di occuparmi di un dicastero, ma mi sono accorto che mancavano i presupposti e che, sostanzialmente, nulla sarebbe cambiato per davvero. Ho preferito concentrarmi sul mio lavoro di imprenditore, che a mio giudizio è altrettanto utile per il nostro Paese”.


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