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CORTINA RACCONTA -


(IN) GIUSTIZIA
28/08/2009 18.23.19 -

Giovedì 27 agosto, ore 21,30 PalaInfiniti
 
Al momento del suo insediamento, Alfano ha trovato una situazione particolarmente difficile: “Il giorno del mio insediamento chiesi ai miei collaboratori di fornirmi una lista relativa ai numeri del dicastero, processi civili e penali pendenti, riforme della giustizia e via dicendo. I risultati sono stati sconfortanti: oltre 3 milioni di procedimenti penali pendenti, oltre 5,5 milioni di processi civili; carceri con più di 60 mila detenuti ;riforme della professione ferme da anni. Ho chiamato Berlusconi per avere un colloquio urgente, al termine del quale mi sono reso conto che, pur sedendo su una poltrona estremamente scomoda, sarei riuscito a sistemare la situazione”. “La riforma della giustizia – ha aggiunto il Ministro – si farà. Ma avrà bisogno di tempo per portare dei frutti. Sono certo che se i risultati saranno soddisfacenti, anche la stagione conflittuale terminerà”. La riforma delle professioni legali? “Al momento abbiamo due elementi del processo, il Pm e il giudice, che provengono dallo stesso ambiente, frequentano gli stessi luoghi e che magari si danno anche del ‘tu’; il terzo elemento, l’avvocato della difesa, è invece costretto a dare del ‘lei’ agli altri due ed è quindi in netta minoranza. Bisogna fare in modo che le parti siano equidistanti tra loro, altrimenti si avranno sempre processi ingiusti”. “Per quanto riguarda le lungaggini processuali – ha chiosato il Ministro – non possiamo non pensare che bisogna assicurare che il processo abbia una scansione temporale certa, non lo si può protrarre all'infinito. Altrimenti, anche vincendo il processo, se sono passati 10 o 15 anni, in qualche modo è come se lo si avesse perso”. “Dobbiamo assicurare la certezza della pena – ha detto Alfano –. I dati ci confortano: chi svolge un cammino rieducativo in carcere ha un tasso di recidiva dell'1-2%; chi non lo fa ha un tasso intorno all'80%. Chi viene arrestato deve restare in carcere per il tempo stabilito dalla sentenza; solo in questo modo può intraprendere un cammino di rieducazione realmente efficace”. “L’Europa – ha aggiunto il Ministro – deve sostenerci. Al momento le nostre carceri hanno una capienza di circa 40.000 posti. Ad oggi, i detenuti sono 63.000, ovvero allo stesso livello del 2006, prima dello sciagurato provvedimento dell’indulto. Posso garantire che questo Governo non realizzerà alcun tipo di provvedimento analogo, anche se la tradizione repubblicana vuole che ogni due anni vi sia un’amnistia o un indulto. I detenuti stranieri sono però più di 20.000, questo significa che l’Italia potrebbe bastare a se stessa, dal punto di vista carcerario, solo se i detenuti fossero unicamente italiani. Noi vogliamo costruire nuove carceri, e abbiamo individuato il costo complessivo in 1,5 miliardi di euro. Noi, come Governo, metteremo una buona parte, il resto però lo chiederemo ai privati e all’Unione europea. All’Europa chiederemo 200 milioni di euro; abbiamo avviato un dialogo con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che si è dichiarata disponibile a sostenere una parte dei costi, come avviene negli Stati Uniti”. Altro tema caldo è stato rappresentato dalla lotta alla mafia: “I beni confiscati alla mafia – ha dichiarato Alfano – ammontano a 1 miliardo di euro per far funzionare la giustizia. Con questo risparmio abbiamo inserito il patrocinio gratuito per violenze sessuali. Abbiamo eliminato il patrocinio gratuito per i boss mafiosi; inoltre ora possiamo procedere alla confisca dei beni dei mafiosi anche dopo la loro morte. Le grandi leggi antimafia sono arrivate tutte dopo terribili stragi mafiose. Noi abbiamo contrastato la mafia senza necessità di una strage”. Ultimo argomento di discussione è stato il lodo che porta il nome del ministro: “Il lodo Alfano – ha concluso il Ministro – consente di lasciare governare chi deve farlo secondo il mandato che il cittadino gli ha dato nel segreto delle urne. Il funzionamento della Giustizia a nostro avviso si fonda su una serie di ingranaggi fondamentali: il Parlamento, il Governo, gli avvocati, i magistrati e le forze dell'ordine sono tutti parte di una squadra che si chiama Stato”.


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