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LIBRI

La sindrome di Arcore
Giovanni Valentini

Longanesi

A quindici anni dalla sua fatidica "discesa in campo", Silvio Berlusconi continua a dividere l'Italia. E non solo tra elettori di destra e di sinistra, ma anche trasversalmente all'interno dei rispettivi schieramenti. Amato e odiato in ugual misura, considerato da una parte come il salvatore della Patria e dall'altra come un pericolo per la democrazia, il Cavaliere spacca l'opinione pubblica nazionale in due grandi partiti contrapposti: i filoberlusconiani e gli antiberlusconiani, tanto fanatici i primi quanto irriducibili i secondi. Campione di un moderno populismo mediatico, e a dispetto di un macroscopico conflitto d'interessi senza uguali al mondo, "l'uomo di Arcore" ha alterato il senso comune degli italiani, compresi quelli che non votano per lui, modificando nel bene o nel male i loro valori e stili di vita: il berlusconismo - inteso come un impasto di individualismo esasperato, edonismo e iperconsumismo - ha finito per contagiare perfino i suoi avversari e oppositori. È la Sindrome di Arcore che - come quella di Stoccolma - induce il popolo dei teledipendenti, prigionieri del tiranno mediatico, a innamorarsi del loro carceriere. Ma ora la crisi economica globale minaccia di mettere fuori gioco il berlusconismo, con tutti i suoi miti e le sue false illusioni.

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