Non sarà che la democrazia, posta a fondamento della nostra vita pubblica, è diventata una finzione, un sistema formalmente sempre eguale a se stesso ma in realtà svuotato da una serie di cambiamenti sostanziali? E quale giudizio dare al fatto che la Costituzione, che pure probabilmente abbisogna di una rammodernata, è stata superata di fatto da una serie di scelte, come la scelta del premier abbinata alla lista elettorale, che non sono però passate attraverso la sua revisione formale? Quanto i “poteri forti”, individuati nel sistema economico-finanziario e nei media, condizionano il buon funzionamento dello stato di diritto? E la crescente personalizzazione della politica, accompagnata dalla scomparsa o quasi dei partiti tradizionali, quanto incide e come sulla vita democratica? Domande non soltanto per politologi, ma che dovrebbero interessare qualunque cittadino. Ne discutiamo sul palco del PalaInfiniti, nel tentativo di comprendere al meglio quali rischi stia eventualmente correndo il nostro Paese e per studiare quali siano gli strumenti migliori da adottare eventualmente. Gli ospiti sono, come al solito, d’eccezione, e siamo certi che sapranno regalarvi riflessioni mai banali.

Il 1° gennaio 1948 entrava in vigore la Costituzione Italiana, la carta fondamentale che da allora regolamenta la nostra vita. Da qualche tempo si è iniziato a pensare se, dopo 60 anni, non abbia qualche ruga di troppo e dunque se ci sia bisogno di qualche “ritocco” che la attualizzi e che permetta al tempo stesso alla politica di agire in maggiore autonomia. Anche perché, nei fatti, molti cambiamenti sono già stati apportati, qualcuno dice in maniera salutare altri sottolineando il modo surrettizio con cui sono stati introdotti. E poi, dal momento che non tutti sono d’accordo, vediamo di scoprire che margine di “trattativa” esiste.