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Franco Debenedetti Eventi:
  • LA GUERRA DELLA TELEVISIONE
    Vizi e virtù della Rai, l’amore-odio per Mediaset, la mano della politica, il ciclone Berlusconi, gli autogol della sinistra
    29/07/2009 18.00.00 - PalaInfiniti


    Domanda: è vero che senza la televisione non si vincono le elezioni? Risposta: a guardare la bramosia famelica dimostrata dai partiti verso la Rai e dalle polemiche pluridecennali sul conflitto d’interessi di Berlusconi proprietario di Mediaset, si direbbe proprio di sì. Eppure un liberale non certo di destra come Debenedetti sostiene che la sinistra ha sbagliato tutto nella sua “guerra” sulle tv, e un esponente del Pd come Rognoni guarda criticamente alla sua esperienza in Rai. Beha, poi, ne ha per tutti, e Minoli è un capitano di lungo corso che ne ha viste tante. Dibattito di fuoco assicurato. E non poteva mancare un conduttore d’eccezione: un giornalista “americano” recentemente approdato a Matrix con uno stile “diverso”. Chi manca avrà interdetta la televisione per un mese.



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  • NUOVI AMBROSOLI CERCASI
    Contro i Madoff e i finanzieri “furbetti”, servirebbero uomini come “l’eroe borghese” che fu ucciso per aver sfidato Sindona
    29/07/2009 21.30.00 - PalaInfiniti


    A trent’anni dall’omicidio di Giorgio Ambrosoli, definito “eroe borghese” da Corrado Stajano, il figlio Umberto, avvocato penalista, ripercorre la strada intrapresa dal padre. Divenuto simbolo, suo malgrado, della lotta tra la legalità e la finanza “furbetta” che, ancora oggi, è di grande attualità. In tempi di truffe gigantesche e di bancarottieri, la necessità di personaggi come Ambrosoli, capace di mantenersi integro di fronte alla capacità corruttiva del denaro, si fa sempre più impellente. Se alla testimonianza di Umberto Ambrosoli, raccolta in un bellissimo libro, aggiungiamo quella del magistrato che ha indagato su Sindona, del figlio di Ugo La Malfa, che da ministro del Tesoro bloccò le società del bancarottiere siciliano, di un uomo che ha conosciuto da vicinissimo la finanza che conta e di un altissimo dirigente della Banca d’Italia, il risultato non può che essere un evento davvero imperdibile.



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  • SE GLI ECONOMISTI DANNO I NUMERI
    Prima non hanno previsto la crisi, poi hanno esagerato. Persino le statistiche ufficiali sono sotto accusa. E ora i keynesiani vogliono prendersi la rivincita contro la scuola liberista
    23/08/2009 16.30.00 - PalaInfiniti


    Come mai gli economisti fanno errori così macroscopici da mettere in crisi non solo l’economia privata ma addirittura quella pubblica? Perché malgrado quelli che tutti pensavamo fossero sofisticatissimi strumenti di analisi del mercato, gestiti da specialisti affidabili, la macchina delle previsioni si è dimostrata impietosamente fallimentare? E perché la politica ha affidato a loro in modo così acritico le redini del mondo? Gli economisti hanno molto potere e sono dappertutto: nel governo, nei giornali, nelle università, nelle banche, nei board delle aziende, ai vertici di istituzioni finanziarie internazionali. Adesso, però, molti di loro sono sul banco degli imputati, accusati di aver esagerato nell’infatuazione per il “dio mercato”. E persino i dati statistici ufficiali finiscono nel tritacarne della polemica intorno alla crisi. Chi ha ragione? Per saperlo allungate il passo verso il PalaInfiniti.



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