L’anno scorso l’incontro con il ministro che ha deciso di dichiarare guerra agli sprechi nella pubblica amministrazione è stato uno dei più grandi successi della nostra manifestazione: è letteralmente venuto giù il Pala. Vediamo se quest’anno Brunetta farà il bis. A giudicare dalla quantità di copie vendute del suo libro, la sua popolarità dovrebbe essere addirittura salita. Sarà un dibattito nella tradizione di “Cortina InConTra”, senza peli sulla lingua e preoccupazioni politically correct, nel tentativo di capire quanta strada ci sia ancora da percorrere per risolvere definitivamente alcuni dei problemi più impellenti che affliggono la macchina dello Stato e per sconfiggere, una volta per tutte, la mentalità burocratica che da sempre impedisce all’apparato statale di perdere tante, inutili, lungaggini. La “rivoluzione” di Brunetta è iniziata da un anno, ha già ottenuto un crollo delle assenze per malattia. Facciamo il punto su quanto fatto e su cosa resta da fare. Chi non viene rischia di essere considerato un “fannullone”.

 

L’edizione 2009 di “Cortina InConTra” si apre con un dibattito sugli esiti della riunione del “club dei grandi” che si è svolta in Abruzzo. Davvero è stato un grande successo, o ci induce a questo giudizio il fatto che non sia  accaduto nulla di clamoroso a Berlusconi come qualcuno ipotizzava? E sulle tendenze future della politica globale, cosa si è veramente deciso? Le superpotenze sono ancora tali nonostante la crisi, oppure è giunto il momento di un “ricambio”? Ne parlano due protagonisti di lungo corso della scena politica italiana, un Pdl liberale che non le manda a dire e due esperti di affari internazionali. Un evento imperdibile per chi ancora non ha ben chiaro che cosa sia la “crisi” e come se ne esce.

L’ex presidente della Camera, entrato in una fase di tormentata riflessione dopo la débâcle di Rifondazione e dell’intera sinistra radicale, e l’attuale segretario del Pd, entrato nel pieno della competizione congressuale per la leadership del partito, discutono – in un faccia a faccia che si preannuncia serrato – il futuro della sinistra italiana. In un momento in cui la domanda “che fare?” appare quanto mai di attualità. Ci si interrogherà sulle strategie più adeguate per operare un rilancio (o la creazione ex-novo) di una forza progressista che superi l’impasse attuale. Come mancare a un confronto così stimolante anche per chi si sente dall’altra parte della barricata?

A trent’anni dall’omicidio di Giorgio Ambrosoli, definito “eroe borghese” da Corrado Stajano, il figlio Umberto, avvocato penalista, ripercorre la strada intrapresa dal padre. Divenuto simbolo, suo malgrado, della lotta tra la legalità e la finanza “furbetta” che, ancora oggi, è di grande attualità. In tempi di truffe gigantesche e di bancarottieri, la necessità di personaggi come Ambrosoli, capace di mantenersi integro di fronte alla capacità corruttiva del denaro, si fa sempre più impellente. Se alla testimonianza di Umberto Ambrosoli, raccolta in un bellissimo libro, aggiungiamo quella del magistrato che ha indagato su Sindona, del figlio di Ugo La Malfa, che da ministro del Tesoro bloccò le società del bancarottiere siciliano, di un uomo che ha conosciuto da vicinissimo la finanza che conta e di un altissimo dirigente della Banca d’Italia, il risultato non può che essere un evento davvero imperdibile.

Una delle donne che maggiormente hanno saputo coniugare la passione politica con le rivendicazioni di diritti ritenuti fondamentali si racconta sul palco di “Cortina InConTra”, spaziando, senza confini, su tutti i temi caldi di questa stagione di “crisi”: dalla riforma della previdenza, sulla quale ha posizioni ben più innovative di governo e sinistra tradizionale, alle questioni relative a sicurezza e immigrazione, fino alle vicende internazionali che rimodellano i rapporti di forza delle potenze mondiali, un confronto schietto che si propone di illustrare una visione mai banale e sempre estremamente lucida. Un incontro con una delle personalità più carismatiche dell’intera scena politica italiana, un’opportunità imperdibile di conoscere una donna “radicalmente” controcorrente.

La sinistra italiana sembra sempre più in difficoltà nel (ri)trovare una propria identità. Le forze progressiste nel nostro paese faticano a caratterizzarsi marcatamente come i propri avversari, disorientando i propri elettori. Una crisi che ha travolto partiti e governi e che non accenna a fermarsi, rendendo sempre più difficile anche solo definire le peculiarità dell’area progressista. Un tempo c’era il Partito Comunista, che dettava una precisa linea politica ai suoi sostenitori. Oggi, invece, la difficoltà di riunire in un’unica anima le mille sfaccettature del centro-sinistra, rende impervia la via verso un’unità d’intenti. Per questo abbiamo deciso di invitare alcune delle firme più prestigiose del giornalismo politico nostrano, per poter fare, insieme a loro, il punto della situazione e provare a tracciare alcuni degli scenari futuri.

Se due personaggi di spicco della cultura novecentesca s’incontrano sul palco, non si può non cercare di compiere un viaggio che ci racconti meglio il secolo che si è concluso. Per questo motivo, abbiamo invitato due interpreti che, con la loro esperienza e il loro garbo, ci mostreranno cosa ci siamo appena lasciati alle spalle. Ma non sarà solo un viaggio della memoria, ancorato al passato e ricco di malinconia: a chi ha avuto un peso così importante nella cultura del nostro paese, chiediamo anche di fornirci delle spiegazioni del presente e delle suggestioni per il futuro. Perché se è vero che questo Terzo Millennio appena iniziato ci sta offrendo non pochi spunti di riflessione, per non dire di preoccupazione, meglio parlarne con chi “se ne intende”. Un appuntamento “open the mind”.

  

I fondamenti della cultura occidentale vivono da sempre una profonda dicotomia: da un lato vi è una matrice laica, che poggia i propri principi sull’Illuminismo, dall’altro un pensiero umanista che affonda le proprie radici nell’esperienza cristiana. La nostra cultura, mai come oggi, è dunque chiamata a darsi una definizione che ne sottolinei le peculiarità, in un’epoca in cui – come disse Huntington 15 anni fa – “lo scontro di civiltà” sarà giocato principalmente in merito alla religione. Se un uomo dichiaratamente laico, già parlamentare della Sinistra e Garante per la Privacy, si ritrova faccia a faccia con un intellettuale che ha fatto un lungo cammino fino a cambiare nome per poter essere in prima persona testimone del proprio credo, siamo certi che il dibattito offrirà degli spunti di riflessione che riguardano tutti noi.

  
 

L’energia che ci illumina le case, che fa girare gli impianti delle fabbriche e che fa viaggiare i nostri mezzi di trasporto, costa all’Italia un terzo di più rispetto agli altri paesi competitori. Un gap che va sanato. Ma c’è solo un modo per ridurre la nostra eccessiva dipendenza da petrolio e gas: far partire subito la costruzione delle nuove centrali nucleari, ora che si è finalmente messa una pietra sopra al referendum del 1987. E creare le condizioni perché le energie verdi – dal fotovoltaico al solare – possano definitivamente consolidarsi. Un parterre di imprenditori del settore interloquirà con uno degli esponenti di maggior spicco della maggioranza di governo, qui in veste anche di rappresentante del ministro Scajola, e con il presidente dell’Enea, l’ente che svolge attività di ricerca e innovazione tecnologica nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie, a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile del Paese. Insieme ci spiegheranno cosa hanno da guadagnare l’economia e i consumatori italiani da questa rivoluzione energetica.

Enrico Mentana, protagonista di una clamorosa rottura, non per sua volontà, con il gruppo Mediaset, è uno dei giornalisti che più hanno caratterizzato il mezzo televisivo negli ultimi anni. E in un’epoca in cui nulla è realmente avvenuto se non è stato filmato da una telecamera, chi meglio di lui può soffermarsi a riflettere sul ruolo dei media nella nostra società. Da un lato c’è il diritto di cronaca, sacrosanto e necessario per qualsiasi paese democratico, dall’altro vi sono dei muri invalicabili che troppo spesso vengono scavalcati. È giunto il momento di fare chiarezza sui limiti che devono o possono essere imposti ai media. Ma la cronaca di questi ultimi anni ci ha consegnato anche il rovescio della medaglia della questione: chi decide che cosa dire, che cosa trasmettere e di che cosa parlare? I giornalisti o gli editori? E chi meglio di uno scrittore non solo bravo e famoso, ma che si è speso nel criticare le forzature comunicative dei media, come Antonio Scurati, può interloquire con Mentana? Discussione assicurata. Non mancate.

Non sarà che la democrazia, posta a fondamento della nostra vita pubblica, è diventata una finzione, un sistema formalmente sempre eguale a se stesso ma in realtà svuotato da una serie di cambiamenti sostanziali? E quale giudizio dare al fatto che la Costituzione, che pure probabilmente abbisogna di una rammodernata, è stata superata di fatto da una serie di scelte, come la scelta del premier abbinata alla lista elettorale, che non sono però passate attraverso la sua revisione formale? Quanto i “poteri forti”, individuati nel sistema economico-finanziario e nei media, condizionano il buon funzionamento dello stato di diritto? E la crescente personalizzazione della politica, accompagnata dalla scomparsa o quasi dei partiti tradizionali, quanto incide e come sulla vita democratica? Domande non soltanto per politologi, ma che dovrebbero interessare qualunque cittadino. Ne discutiamo sul palco del PalaInfiniti, nel tentativo di comprendere al meglio quali rischi stia eventualmente correndo il nostro Paese e per studiare quali siano gli strumenti migliori da adottare eventualmente. Gli ospiti sono, come al solito, d’eccezione, e siamo certi che sapranno regalarvi riflessioni mai banali.

Dalla crisi o si esce con un salto in avanti nella nostra capacità competitiva, o non si esce. Ormai è chiaro a tutti che l’Italia non può e non deve rinunciare alla sua industria manifatturiera, e che le sorti di essa dipendono dalla sua capacità di internazionalizzarsi sempre di più. Il che significa non solo produrre qui ed esportare, ma soprattutto essere presenti in tutti i continenti con proprie produzioni, dirette ed indirette. Ora gli imprenditori italiani sentono la necessità di espandere definitivamente i propri affari oltre i confini nazionali, di conquistare nuovi mercati. Il caso di Marchionne, che ha conquistato gli Stati Uniti ma è stato respinto in Germania, insegna molte cose. Ma le imprese hanno bisogno di supporto. E se c’è un uomo di governo che da sempre è impegnato in prima linea per dare il sostegno necessario alle nostre imprese, questo è Adolfo Urso. A lui chiederemo quali strategie intende proporre il Governo per permettere la realizzazione di un’autentica “svolta globale” del nostro capitalismo. E saranno alcuni esponenti di spicco della stessa imprenditoria nazionale a dialogare con il viceministro allo Sviluppo Economico. Un incontro istruttivo, da non mancare.

L’Italia è un paese che ha sempre amato il termine “riforma”, sostenendo a gran voce come fosse necessario procedere con l’attuazione di provvedimenti che modificassero profondamente lo status quo. Però, a guardar bene, dalle parole non si è quasi mai passati ai fatti, anzi. Ultimamente, poi, si è sostenuto che, in nome della coesione sociale, “nel pieno della crisi” è meglio evitare interventi strutturali. Eppure di cose da cambiare, se non addirittura da “rivoluzionare”, ce ne sarebbero davvero tante: dalle pensioni alla sanità, dal sistema istituzionale alla legge elettorale. Un parterre politico, e non solo, d’eccezione ci dirà quali riforme si possono e si debbono fare, in che tempi e con quali alleanze politiche. Perché si potrebbe scoprire che c’è un partito trasversale delle riforme, della modernizzazione del Paese, e un altro altrettanto bipartisan che gattopardescamente vuole cambiare tutto per non cambiare niente. Se anche voi siete per il cambiamento, fate un salto al PalaInfiniti. E se non lo siete, venite a dire la vostra.

   

Cosa lega una delle più sfortunate vicende del capitalismo italiano, quella della Rizzoli degli anni Ottanta che fece esplodere il caso P2 e portò nelle mani di Gianni Agnelli il controllo del Corriere della Sera, alla storia degli intrecci tra Vaticano e grande finanza che hanno avuto nello Ior, la banca della Chiesa, lo strumento di tante spericolate operazioni, a cominciare da quelle del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi? Che ruolo hanno davvero avuto in Italia uomini come Licio Gelli e monsignor Marcinkus? Si tratta di vicende ormai passate, o che possono ancora riemergere? Per rispondere a domande così difficili nessuno è meglio di Angelo Rizzoli, che nel 1982 perse il controllo della casa editrice che porta il suo nome, fondata dal nonno, finendo per ben 13 mesi in carcere salvo essere assolto molti anni dopo, vittima della congiura di forze di cui gli chiederemo di raccontarci. E, oltre a lui, chi meglio può svelarci i segreti di molte storie ancora oscure se non il giornalista che con il libro “Vaticano S.p.A.” è in testa alle classifiche di vendita nel campo della saggistica? Senza contare che Teodori, da ex parlamentare radicale, può attingere alla memoria e al suo archivio per fornirci ulteriori spiegazioni. Senza paura di dire qualcosa di “scomodo”. Da non perdere.

Prendiamo un’impresa e chiediamole quale sia oggi il suo problema più grave: la risposta sarà, nella quasi totalità dei casi, la mancanza di liquidità. Ma l’urgenza di ricevere nuovi finanziamenti si scontra con il problema numero uno delle banche: abbassare il livello delle partite in sofferenza. Al braccio di ferro, e il relativo rimpallo delle responsabilità, ha tentato di porre fine il Governo, che ha chiamato le parti e ha imposto, seppure sotto forma di moral suasion, una tregua. In tutti i casi, anche in vista di un autunno che si preannuncia difficile, il problema rimane aperto. Questa pomeriggio, sul palco di “Cortina InConTra”, raduniamo una folta rappresentanza delle imprese e delle banche, per cercare un confronto aperto che possa condurre a una soluzione condivisa. Un vero e proprio faccia a faccia a più voci, con alcuni degli ospiti che svolgono il doppio ruolo di imprenditori o manager ed esponenti di gruppi bancari chiamati a fare da arbitri.

Il ministro Roberto Maroni si racconta a 360° sul palco di “Cortina InConTra”. Sono molti gli aspetti che caratterizzano l’uomo prima ancora che il politico e l’esponente di governo, che vanno analizzati. Da un lato vi sono gli incarichi istituzionali, svolti con il consueto scrupolo ma anche con fermezza e poca voglia di scendere a compromessi; dall’altro c’è Bobo, milanista incallito e amante della buona musica, che ama sia ascoltare che suonare. L’attualità, poi, non manca mai per un ministro dell’Interno: piccola e grande criminalità da combattere, l’immigrazione, le ronde, e molto altro ancora. Un incontro che ci permetterà di conoscere meglio uno degli uomini più decisivi dell’attuale esecutivo. Accorrete numerosi. 

L’8 settembre 1943 iniziava uno dei momenti più controversi della nostra storia, che si protrasse anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: la spaccatura interna che divise l’Italia in due blocchi contrapposti lasciò il segno anche nel momento in cui la guerra finì e si cercò di ricomporre un Paese stremato. Alcuni capitoli sono rimasti oscuri, lasciando ai vincitori il compito di raccontare come sono andate le cose. Pansa, libero pensatore, non è mai stato del tutto convinto che la storiografia ufficiale fosse quella più corretta, e ha deciso di intraprendere un personalissimo viaggio a ritroso per indagare quale sia una verità più condivisa e condivisibile. Questa sera “Cortina InConTra” ospita l’uomo che con il suo revisionismo – osteggiato da alcuni fino al dileggio e alle minacce – permette finalmente di accertare la verità storica. Da non mancare.

Il progetto politico di Walter Veltroni di formare un partito progressista a vocazione maggioritaria non ha prodotto i risultati sperati, costringendolo alle dimissioni dalla segreteria della sua creatura. Ma la passione politica è dura a morire, e non può essere cancellata da una delusione, seppur cocente come quella. Per questo, questa sera, vi presentiamo un incontro con un politico di razza che ha deciso di attendere il suo prepotente ritorno sulla scena, scrivendo libri. E il giorno prima dell’uscita nelle librerie del suo terzo romanzo, di cui conosciamo solo il titolo perché sul suo contenuto mai segreto fu così ben conservato, Veltroni ha deciso di offrire in anteprima assoluta al pubblico di “Cortina InConTra” il racconto di un libro che non riguarda la politica ma che non mancherà di far parlare di politica. A Marcello Sorgi, ex direttore del Tg1 e della Stampa, il compito di interrogare Veltroni a 360 gradi. Anche perché, discutere del futuro della sinistra e dell’Italia senza sapere cosa pensa il fondatore del Pd, sarebbe un grave errore, prima ancora che un peccato. Da non mancare.

Alla vigilia della pausa estiva, il Governo ha varato un piano anti-crisi che comprende diversi provvedimenti, tra cui due diversi interventi sulla previdenza: l’adeguamento alle regole comunitarie dell’età di pensionamento delle donne che lavorano nel pubblico impiego e l’introduzione di un meccanismo che a partire dal 2015 aggiusterà l’età pensionabile in base al modificarsi delle aspettative di vita, fino a un massimo di tre mesi in più rispetto al quinquennio precedente. Sarà sufficiente per garantirci la ripresa? In autunno ci saranno nuovi provvedimenti da prendere? E’ vero che nei prossimi mesi potrebbero essere molte le piccole e medie imprese a dover alzare bandiera bianca? Nessuno meglio del ministro del Welfare Maurizio Sacconi può rispondere a queste cruciali domande. Dialogare con lui ci permetterà di analizzare a fondo le idee dell’esecutivo per affrontare questa fase economica, in bilico tra crisi e ripresa. Non mancate.

Ecco un tema adatto per concludere in bellezza l’ottava edizione di “Cortina InConTra”: le bellezze, artistiche e culturali, dell’Italia. Il nostro paese possiede, da solo, più del 50% del patrimonio artistico mondiale e più del 70% di quello europeo. Una risorsa preziosissima e unica nel suo genere che deve essere impiegata per permettere un rilancio dell’economia. Inoltre, le bellezze del nostro territorio, che da sempre attraggono milioni di turisti ogni anno, devono essere salvaguardate dal degrado e dalla speculazione edilizia, perché possono rappresentare un preziosissimo volano per il rilancio della nostra economia. Un dialogo a viso aperto, per raccontare al pubblico del Pala quali sono le idee del Governo per tutelare, e al tempo stesso per impiegare come risorsa, i mille patrimoni italiani. Un appuntamento che vi farà scoprire tutto il bello del nostro Paese.

Prendete tre personaggi del calibro di Scaroni, Montezemolo e Bini Smaghi, metteteli su un palco che da sempre induce gli ospiti a dire fino in fondo quel che pensano, ed ecco che finalmente capiremo sia cosa è davvero successo, e perché, sia cosa accade oggi, sia infine cosa potrà verificarsi domani. La crisi è finita? Davvero il peggio è passato? E come è cominciata? Chi sono i responsabili? E quali scenari si aprono per il futuro dell’economia mondiale? E per quella italiana? Andremo nella direzione indicata da Obama, o la green economy è solo uno slogan? Nulla sarà come prima, o tutto tornerà come prima? Queste e tante altre domande rivolgeremo a chi, da posizione di assoluta primazia come i vertici di Eni e Fiat e il board di comando della Bce, ha elementi di analisi e di valutazione migliori di chiunque altro. Analizzando il passato, e gli errori commessi, potremo affacciarci verso un futuro di maggiore consapevolezza, sapendo che questa volta non possiamo più permetterci di sbagliare. Un evento eccezionale.

Antonio Clemente nasce il 15 febbraio del 1898 a Napoli, rione Sanità, da Anna Clemente, nubile, e Giuseppe De Curtis, figlio dello spiantatissimo marchese De Curtis, che si è sempre opposto al matrimonio del figlio con la bella popolana. Muore il 15 aprile del 1967 a Roma, quando da molto tempo è ormai per tutti solo Totò. A oltre 40 anni dalla scomparsa, la sua popolarità è non solo aumentata rispetto a quando era in vita e ancora lavorava, ma è cresciuta col passare del tempo. Oggi l’Italia vanta fior di “totologi”, esperti di Totò come Giancarlo Governi – che ha realizzato, oltre a trasmissioni e libri, una monumentale opera omnia per la tv: “Totò cento. Vita, opere, amori e immortalità del Principe Antonio de Curtis” – e come Michele Mirabella, che ama leggere le poesie del Maestro. Ma soprattutto è piena di “totomani”, fans del comico fino alla maniacalità come l’organizzatore di “Cortina InConTra”. Poteva dunque mancare al PalaInfiniti un tributo all’uomo De Curtis e all’attore Totò? E chi meglio di figlia e nipote (anch’essa autrice di un libro, “Un principe chiamato Totò”, edito da Rizzoli nel 2004) possono ricordarlo? Spezzoni di film, letture di brani e poesie, canzoni come Malafemmina ci aiuteranno a rendere magica questa serata.

Sul palco del PalaInfiniti si celebra la bravura e la simpatia di Enrico Montesano, uno degli interpreti più sinceri della comicità, romana e non solo, di un attore che ha alle spalle una carriera costellata da grandi successi a teatro (da Rugantino a Quantunque Io), in televisione (da Canzonissima a Fantastico) e al cinema (ricordate “Febbre da cavallo”?), che ha saputo creare una miriade di personaggi rimasti incastonati nell’immaginario di tutti noi. Ma è anche un personaggio da sempre controcorrente: la sua passione politica non allineata ne ha fatto uno dei pochi pensatori liberi del mondo dello spettacolo. Montesano, poi, è un romano che ama profondamente la sua città e, di conseguenza, sa tratteggiare senza peli sulla lingua i vizi e le virtù della Capitale e dei romani, raccontandone le mille sfaccettature e dileggiando, senza paura alcuna, i cosiddetti poteri forti. Al cospetto del Sindaco Alemanno, Montesano si racconterà e racconterà i suoi personaggi. Il divertimento – intelligente – è assicurato.

L’attualità politica una volta offriva i suoi maggiori spunti intorno alla dialettica tra chi stava al governo e chi sedeva nei banchi dell’opposizione. Da qualche tempo a questa parte a fare notizia sono le vicende interne ai partiti, in particolare ai due maggiori, e interne alle alleanze del centro-destra e del centro-sinistra. Tengono banco l’unificazione di Forza Italia e An che non ha ancora dato vita ad un partito vero, le primarie del Partito democratico come occasione per un pesante regolamento di conti tra ex popolari ed ex diessini e dentro queste due componenti. E ancora: la dialettica – che spesso si fa scontro – tra Pdl e Lega dentro la maggioranza. Piuttosto che il conflitto permanente tra Di Pietro e il Pd. Per capire come si evolve la politica italiana a “Cortina InConTra” ecco un parterre di politici di lungo corso e di parlamentari che vengono da Confindustria e sindacato, che possono fare confronti con il passato, ma soprattutto parlare del futuro. Non mancate.

Sciatteria, maleducazione, ignoranza, cafonaggine, arroganza, ostentazione: quante volte ci siamo sorpresi a commentare con toni di critica e disgusto, se non addirittura di disprezzo, l’Italia di oggi? Tante. E quante volte abbiamo speso parole di nostalgia per il passato, per l’Italia del dopoguerra, del boom economico, della modernizzazione civile, così diversa da quella dei giorni nostri? Non di meno. Stasera al PalaInfiniti questo doppio sentimento avrà pieno sfogo, con il garbo e la malizia, con la capacità dissacratoria e lo humour di straordinari personaggi come Vaime, Mirabella e Concina. Famoso per il suo sodalizio con Italo Terzoli, con cui ha condiviso come autore copioni di “teatro leggero”, dallo sketch di rivista al varietà radiotelevisivo, dal musical alle commedie, Vaime ci ha regalato e ci regala da radio e tv continue occasioni di divertimento intelligente. Mirabella, è un intellettuale capace di svariare dal colto al popolare senza mai perdere di eleganza e stile. E Concina, neo sindaco di Orvieto, da anni vicepresidente dell’Associazione Amici di Cortina e pianista per divertimento ma quasi professionale, è un arguto osservatore delle modalità della comunicazione moderna. Divertimento assicurato.

L’Unesco ha consacrato le Dolomiti come patrimonio dell’umanità. Un grande successo, ma anche un motivo di vincolo in più nella tutela del territorio. Questo rende più difficile lo sfruttamento turistico delle Dolomiti e della montagna in genere? Oppure è un buon motivo per costruire nuove infrastrutture capaci di rendere accessibili ai più paesaggi d’incomparabile bellezza? Qual è il punto di equilibrio tra l’esigenza della difesa dell’ambiente e la non meno pressante esigenza di fare della montagna una grande occasione di sviluppo economico? Un ricco parterre di addetti ai lavori, a cominciare da chi sta al vertice dell’Enit, risponde a queste difficili domande. E al termine una ricca colazione dolomitica.

È un tale piacere e onore avere sul palco di “Cortina InConTra” il grande Maestro Uto Ughi, che per la prima volta in otto anni Iole ed Enrico Cisnetto conducono insieme un incontro. Erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche, Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia, tanto che quando era solo dodicenne la critica scriveva che doveva considerarsi “un concertista artisticamente e tecnicamente maturo”. Ha iniziato le sue grandi tournèes esibendosi nelle più importanti capitali europee e da allora la sua carriera non ha conosciuto soste. Ha suonato in tutto il mondo, nei principali festivals e con le più rinomate orchestre sinfoniche. Ma Uto Ughi non limita i suoi interessi alla sola musica: è in prima linea nella vita sociale del Paese e il suo impegno è volto soprattutto alla salvaguardia del patrimonio artistico nazionale, alla valorizzazione dei nuovi talenti formatisi nei conservatori italiani, all’avvicinare giovani e meno giovani alla musica classica. Tali ideali sono portati avanti dal festival “Uto Ughi per Roma” di cui egli è ideatore, fondatore e direttore artistico. Stasera ci racconta tutto: come mancare?

“Tu dove hai messo i soldi?”. E’ una delle frasi più ricorrenti di questi tempi, e non si riferisce ad un dialogo tra marito e moglie che cercano il portafoglio nei cassetti di casa, ma allo scambio d’informazioni che ansiosamente i risparmiatori si scambiano per sapere dove rende di più mettere il proprio gruzzolo. Per esempio, gli immobili sono ancora un buon modo di impiegare i propri risparmi? Di quanto sono calati i prezzi al metro quadro, e dove? Su come la crisi abbia cambiato il modo di ragionare dei risparmiatori e modifichi le loro scelte, abbiamo chiesto ad alcuni “guru”, al direttore dell’Agenzia per il Territorio che monitora il mercato immobiliare ma anche ad un esponente del Governo, che della tutela dei risparmiatori fa una bandiera. Se avete qualche euro in tasca, questo è il vostro dibattito.

Nell’estate dei giri di poltrone tra direttori di giornali, radio e televisioni, il cambio della guardia che spicca di più è sicuramente quello che ha coinvolto Libero e Giornale. E a “Cortina InConTra”, dopo aver ospitato Vittorio Feltri che ha lasciato il primo, dopo averlo fondato, per il secondo, ora tocca a Maurizio Belpietro, che ha dato le dimissioni da direttore di Panorama per andare a dirigere Libero, sostituendo Feltri. Appena insediato, Belpietro racconta – per la prima volta in pubblico – il suo programma di lavoro. E con esso spiega come vede l’Italia alla vigilia della ripresa di settembre: la politica, l’economia, la società, i media.

Si è detto che la crisi mondiale sia nata da un eccesso di deregulation, dal diffondersi dell’idea che il “dio mercato” avrebbe risolto da solo ogni problema. Vero o falso? In tutti i casi, tutti i grandi paesi, a cominciare dagli Usa, sono alla ricerca di regole nuove con cui far meglio funzionare i sistemi economici e finanziari. E’ bene o è male? E l’indirizzo verso cui si sta andando – regole più ferree – è giusto, o si rischia di eccedere nei vincoli? E l’enorme quantità di denaro spesa dagli Stati per salvare le banche e far ripartire lo sviluppo, può mettere in discussione l’assetto liberale del sistema occidentale? E, infine, le autorità di controllo dei mercati in questa fase devono accentuare o allentare la presa? A queste fondamentali domande rispondono presidenti di authority, manager e imprenditori le cui scelte “fanno” ogni giorno il mercato. Appuntamento altamente istruttivo.